Fortunato

Una fiaba scritta in treno

La presentazione di Emanuele Palmisani


Chi può dire che un sogno non è reale, quando la sua unica mancanza è quella di non essere immaginato come vero? È possibile vedere una storia di ordinaria attualità come una fiaba, dove chi soffre è un bambino? I giorni dell'odio raccontati in queste pagine, non ci portano verso il razzismo, o verso la formula "meno crimini piè giustizia"; oppure verso la voglia di pulizia e di ordine. Ci conducono per altra via verso ciò che di più subdolo l'umanità può inventarsi: uccidere il sogno di un bambino. Strapparlo ai suoi genitori incendiare il luogo dove vive, annientare la sua persona e cancellare la sua presenza fisica. Barbara, la giornalista di questo racconto, come ama autodefinirsi, sfigata; ad un certo momento della sua vita intuisce che osservare gli accadimenti giornalieri non vuol dire affacciarsi alla finestra e guardare il giardino sotto casa. Durante lo scorrere della narrazione la sua diffidenza e la sua nostalgia infantile, si trasformano in un'assidua ricerca e in un'attenta indagine su una sparizione che ritiene inaccettabile. Dov'è Fortunato? Dov'è il bambino che suona il violino? Sono le domande che Barbara ripete spesso a se stessa per trovare il coraggio di non abbandonare la ricerca, per avere la forza di aprire la finestra e vedere il mondo nella sua interezza.


PresentazioneBrani sceltiRecensioniL'autoreVideoScrivimiHomeLibrerie