Mary della valle e altre storie

prefazione di Valeria La Rocca



Ho conosciuto Luigi poco più di un anno fa, in un laboratorio di scrittura, in cui, formalmente, io ero quella che assegnava i compiti e lui, uno di quelli che li svolgeva. Ma non mi piacciono i ruoli e non mi definirei mai un'insegnante, tanto meno di scrittura creativa, definizione questa alquanto insidiosa, da usare con molta cautela. Se devo quindi contestualizzare quest'esperienza, preferisco dire che ogni lunedì, per un anno intero, in un manipolo di idealisti, sognatori, romantici, insomma... scrittori, ci siamo trovati al fine di condividere le nostre storie, i nostri stili e le nostre voci.
Molti dei racconti di Luigi Maffezzoli contenuti in questa raccolta sono nati proprio in questo spazio, embrionale, protetto, sperimentale, e sono cresciuti, con cura, parola dopo parola, lunedì dopo lunedì, per arrivare alla forma definitiva, che è quella che potete leggere qui, oggi. E' stata per me un'esperienza molto bella quella di vederli nascere e svilupparsi e di sapere che ora se ne andranno in giro per il mondo, che poi è il luogo da cui si sono originati e con il quale hanno sempre intrattenuto un rapporto di reciprocità irrinunciabile. Perché è proprio questa reciprocità, a mio parere, il tratto essenziale e distintivo dei lavori di Luigi Maffezzoli, le cui storie si originano sempre dal mondo e riconducono necessariamente ad esso, raccontandolo con estrema precisione e con una levità che ci restituisce l'intensità e l'attenzione al dettaglio di uno sguardo votato al reale, ma con un'indole poetica di fondo, un mix questo che lo rende assolutamente unico e riconoscibile.
Nelle storie di Luigi Maffezzoli respiriamo un'atmosfera leggera, sospesa, in cui il dato reale si inserisce come contrafforte all'interno di un racconto che ha però più a che fare con una dimensione sentimentale ed emotiva della vita, in cui il dialogo interiore dei personaggi, costante, continuo, diventa la voce narrante che accompagna il lettore all'interno della narrazione, prendendolo per mano, senza lasciarlo mai, per coinvolgerlo in un'esperienza intima raccontata in modo chiaro, pulito e sempre capace di generare ascolto ed empatia. Lo stile è preciso, senza sbavature e si procede comodi, senza scossoni, trasportati in un universo in cui le immagini proposte sono sempre la restituzione di luoghi interiori e della loro trasposizione nel mondo, che le amplifica, diventandone lo specchio e il luogo in cui esse si incarnano. Gli eventi si succedono in maniera molto fluida e naturale, tanto che la fatica dell'autore, lo sforzo di ricercare sempre l'esattezza nella scelta delle parole, sfuma in un quadro omogeneo di cui riusciamo a percepire felicemente l'insieme senza però perdere il dettaglio; un quadro in cui lo scrittore, generosamente, rinuncia a porsi in evidenza, privilegiando la storia alla struttura, il nitore della narrazione ai virtuosismi che mettano in luce il suo valore. Che pure c'è, perché non c'è niente di più complesso che raccontare il dentro senza dimenticarsi il fuori, l'umano rendendolo partecipe del mondo.
Guerre, lutti, omicidi, indagini, la Storia con la maiuscola e le storie che la innervano, che la rendono possibile: questi i temi con cui Luigi Maffezzoli si confronta, traducendo eventi terribili in fiabe che conservano tutta la dolcezza della vita, pur nei suoi aspetti più tragici. E poi sogni, desideri, ricordi, speranze, perché se la materia rimane la realtà, la prospettiva è sempre umana e quindi contraddittoria, fragile, incline all'errore.
Gli uomini e le donne raccontati da Luigi Maffezzoli ci somigliano perché vorrebbero essere forti, e a volte lo sono, ma hanno anche paura, e soffrono, amano, e si raccontano, per comprendersi, per lasciare una traccia di sé che con la lingua e la precisione utilizzate dall'autore è destinata a diventare indelebile, memorabile, indimenticabile. Come i primi due bottoni della camicetta della bella Mary della valle, che rimarranno, nella memoria del lettore, per sempre sbottonati.
Non dirò di più, questi racconti diranno meglio di me.
Solo un'ultima cosa: sono certa che, se la vocazione di Luigi Maffezzoli è poetica, la stoffa è senz'altro quella del narratore.
      
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